Storie di feste, di santi e di poeti Cantadoris: una crisi irreversibile?

Cabudanni, tempo di feste paesane, di sagre, di santi e di feste barbaricine. 

I carnevali estivi, ormai più teatro di strada che folklore, mai più rito, svuotati del loro significato originario, hanno allietato i turisti, per la soddisfazione dell’assessore Chessa.  

Le feste maggiori, quelle principali, sostenute dalla pubblica amministrazione, godono di buona salute, come pure i festival letterari per quanto riguarda le presenze (ma si può dire altrettanto della qualità di questi ultimi, che normalmente tendono ad escludere la lingua sarda?).  

Tra tutte le feste, quelle minori, dedicate ai santi paesani o delle chiese campestri, sono quelle che rischiano più di tutte la chiusura, almeno per quanto riguarda la parte civile. 

A Selargius, ad esempio, al blocco di tutte le feste per il covid, non ha seguito una ripresa automatica, terminata l’emergenza: delle tre feste storiche (esclusa la quarta, sa Coja Ceraxina, che vive di contributi pubblici), nessuna è riuscita ad organizzare la questua. 
L’incertezza pandemica non ha agevolato la classica raccolta casa per casa de is obreris, ma non è tutto.  

Il problema è che non sono emerse nuove leve per rimpiazzare i vecchi organizzatori non più presenti o non più attivi. 

L’organizzazione della festa comporta costi e parecchio tempo volontario messo a disposizione, per cui il ricambio generazionale de is obreris si è in qualche modo interrotto. 

Il calo di interesse è, oltre agli impegni richiesti, probabilmente dovuto anche alla laicizzazione della società. Per cui se fino a qualche anno fa si faceva a gara tra i gremi per offrire la festa al proprio santo migliore di quella della “concorrenza”, oggi questo aspetto è venuto meno. 

In una società contadina, come in quella pastorale, la festa grande significava sperare nella buona annata, predisponendo maggiormente il santo all’intercessione. 

Il premio era una stagione piovosa, un buon raccolto, oppure l’ottenimento di un favore votivo personale.  

Nel sud Sardegna se il santo non portava la pioggia veniva rabbiosamente immerso ammollo in un pozzo, sala di riflessione o di punizione. 

Questo rito è segnalato, oltre che da racconti orali, anche dell’archeologo Ugas, nelle note del libro “Shardana e Sardegna. I popoli del mare, gli alleati del Nordafrica e la fine dei Grandi Regni (XV-XII secolo a.C.)” che fa derivare il “rito ormai cristianizzato” dalle vecchie religioni pagane sarde.  

Al ricambio generazionale dovuto all’impegno e alla laicizzazione della società si può aggiungere la maggiore offerta di concorrenza, da parte di tanti spettacoli alternativi, inclusi quelli della TV. 

Al di là dell’aspetto religioso, e arriviamo al punto, queste feste rappresentano la principale fonte di sostentamento di tanti operatori dello spettacolo, e in particolare di tanti poeti Cantadoris. 

Le gare poetiche sono già in crisi per diversi motivi: mancanza di conoscenza della lingua da parte delle nuove generazioni, non conoscenza delle regole delle gare (ad esempio le intricate ottave campidanesi sono incomprensibili senza avere chiaro lo schema con cui decifrarle) e suoni antichi non sempre compresi e apprezzati dall’orecchio abituato alla musica trap o alla disco musicale. 

Is Cantadoris attuali potrebbero essere gli ultimi a portare avanti l’arte poetica estemporanea in Sardegna.
Poche decine di persone portano avanti, quasi eroicamente, un’arte che si tramanda sempre meno, che ha sempre meno pubblico e che ora ha anche meno occasioni festive in cui esibirsi.  

È materia viva, non folklore cristallizzato: se gli schemi mantengono una struttura tradizionale (anche se esistono delle sperimentazioni innovative) le argomentazioni espresse nelle gare sono sempre diverse e soprattutto affrontano argomenti attuali quali ad esempio la guerra in Ucraina, il covid, la politica, oltre che i temi universali ed eterni quali l’amore, l’amicizia, come pure i vizi umani.  
È materia viva, ma moribonda per le cause viste finora. 

È espressione popolare, cultura che nasce dal basso e che resiste all’omologazione mediatica.  

Scriveva Gramsci in una lettera alla mamma il 3 ottobre 1927: 

le canzoni sarde che cantano per le strade i discendenti di Pirisi Pirione di Bolotana … le gare poetiche… le feste di San Costantino di Sedilo e di San Palmerio … le feste di Sant’Isidoro”. “Sai che queste cose mi hanno sempre interessato molto, perciò scrivimele e non pensare che sono sciocchezze senza cabu nè coa” 

Ad esclusione di Quartu S.E. e Burcei, che stanno puntando al ricambio generazionale dei poeti, per merito della generosa iniziativa di alcuni intellettuali locali, non ci sono iniziative per rivitalizzare l’arte.

Serve una ricontestualizzazione delle gare poetiche, serve trovare nuove occasioni. 
Nei paesi baschi i Bertsolaris riempiono gli stadi: il palcoscenico ne indica l’importanza? 

 
Non è “utile” per i turisti?  
Falso.  
Esistono delle sperimentazioni con traduzione simultanea proiettata nello schermo gigante sullo sfondo del palco.  

Serve trovare nuove forme di trasmissione con cui apprendere e capire gli schemi e che sia la base per il formarsi di nuove maestranze (scuole, corsi).
Non è una battaglia di secondo ordine, a cascata la battaglia per le gare poetiche si porta dietro quella per la lingua sarda. 

Serve una seria programmazione pubblica che abbia a cuore l’antica arte de is cantadoris sardi. 
 

Nota di aggiornamento del 25/09/2022. Ad integrazione delle informazioni, occorre precisare che l’associazione Musas e Terras si sta muovendo da diversi anni nella diffusione delle gare in diversi contesti, tra cui quello internazionale in cui si incontrano con improvvisatori di tutto il mondo. Ci sono altre associazioni che promuovono le gare, tra cui a Selargius l’associazione Faustino Onnis, che ce lo ha segnalato. Questo non cambia la sostanza della situazione, Selargius ha perso 3 palchi su 4 in pochi anni.

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Fonti: 

Giovanni Ugas, “Shardana e Sardegna. I popoli del mare, gli alleati del Nordafrica e la fine dei Grandi Regni (XV-XII secolo a.C.), Edizioni della Torre 

https://truncare.myblog.it/2012/01/17/sa-scomuniga-de-predi-antiogu/
https://horoene.wordpress.com/2017/05/06/lo-schema-intricato-di-una-gara-poetica-campidanese-a-mutetus-longus/
https://www.vitobiolchini.it/2013/12/08/forma-e-sustantzia-sa-letzioni-de-is-bertsolaris-bascus/

Immagine presa da https://www.anca-aste.it/it/asta-0377/festa-di-paese-la-kermesse.asp 

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