Gli antichi Sardi nella penisola Iberica e la rivoluzione neolitica.

Cercando Atlantide abbiamo scoperto gli Shardana” (cit.)

All’inizio del ‘900 era assodata la sardità degli Shardana; c’erano poesie, opere liriche, canzoni, testi scientifici.
Oggi emerge una storia di primo piano degli Shardana, protagonisti nel Mediterraneo.

Accuse di fantarcheologia, mitopoiesi e archeo-sardismo?

7000 nuraghi, tombe dei giganti, statue di Monti Prama, pozzi sacri, prove documentali scritte, ecc, sono sufficienti per basarsi solo su quello che esiste, senza inventarsi nulla.

Ciò non toglie che sia necessario comunque avanzare delle teorie e delle ipotesi, altrimenti la scienza non si muoverebbe di un millimetro.

Scriveva Pinuccio Sciola, dopo aver trovato una costruzione simile ad un nuraghe nell’isola di Pasqua: “perché non hanno dato notizia di una civiltà del passato….Credo che nel libro della civiltà di questa nostra terra manchino molte pagine, o forse certe vanno riscritte da un altro punto di vista….La grande emozione nel leggere un libro cileno che propone il nuraghe come osservatorio astronomico….il rapporto con le stelle”

A rispondere è un altro gigante della cultura sarda, l’archeologo Giovanni Lilliu:
solo le stelle possono essere state un tramite di comunicazione.
Per il resto, ci dovete aiutare voi artisti con la vostra fantasia. 

Anche la fantasia può essere utile nella interpretazione di fatti scientifici”.

Ipotizzare nuovi percorsi di ricerca è alla base delle nuove scoperte.
Va immaginato uno spazio storico, dei percorsi nuovi, da provare o da rigettare.

Esiste il rischio di ripetere gli errori delle false carte di Arborea?
Occorre legare le teorie alle prove, o almeno a tanti indizi.

Agli studiosi l’arduo, ma affascinante, compito.

Quello che ci interessa qui è il periodo precedente gli Shardana.

Si sa, nella storia tutto è collegato.
Da dove arrivano gli Shardana è uno dei tanti dilemmi della storia sarda.
Sono autoctoni? (tesi di Ugas)
Sono arrivati dal Medio Oriente e si sono sardizzati? (tesi di Pittau e di Melis).

Emerge lentamente una nuova visione dell’epoca che precede gli Shardana, quella prenuragica, come non meno importante della successiva.

La storia delle genti prenuragiche non è stata sufficientemente raccontata e non è penetrata nell’immaginario collettivo.

Praticavano con successo la trapanazione cranica per questioni chirurgiche.
Sisaia, probabilmente una shamana del 1800 a.C. ribattezzata così dagli studiosi, era sopravvissuta a questa operazione.

Lo Ziqqurat di Monte d’Accoddi ci ricorda le genti orientali.

A Selargius, zona “su Coddu” non lontano dalla zona chiamata “Serriana”, esisteva un grande villaggio neolitico.

Le domus de Janas ci sono a Cagliari e ci sono ad Alghero.

Si sa che in precedenza le genti neolitiche adoravamo la dea madre e il dio toro. Nell’età del rame seppellivano nelle domus de Janas i morti.

Conosciamo il loro culto dei morti.
E conosciamo i capovolti, scrittura anche quella?
Di uomo capovolto a Oniferi ce n’è solo uno, gli altri sono simboli non antropomorfi. Pittogrammi che narrano la storia del capo defunto? O una invocazione?

Che fine hanno fatto le statuette della dea madre nel periodo nuragico?
L’abbondanza della dea, successivamente diventata più snella, si trasforma nella stilizzata dea Tanit del periodo punico? (ma ci sono evidenze di dee Tanit in Sardegna prima dei Punici!).

Si sa che vendevamo ossidiana in mezza Europa già dal 6000 a.C.

Quindi navigavamo già da quel periodo.

 

 

 

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Mappa della diffusione dell’ossidiana secondo G. Camps (da Camps 1976) (Fonte: Wikipedia)

Eravamo guerrieri o pacifici commercianti?
Avevamo colonie?

E la Nora sommersa? È del neolitico o è precedente?

Il periodo prenuragico è forse più affascinante dell’epoca Shardana-nuragica.

 

 

Secondo Marija Gimbutas, una della massime esperte della dea madre, la società europea della dea era pacifica e matriarcale.

Poi arrivarono gli dei dall’Oriente e fu sostituita da un dio maschio guerriero e patriarcale.
Le nuove società occidentali, guidate dal testosterone, iniziarono a guerreggiare.

Questa impostazione generale, ammessa che sia vera, calza con quella sarda?
Indubbiamente la società dei bronzetti nuragici è guerriera.
La società pacifica della dea madre è stata sostituita dagli dei maschi che hanno guidato i guerrieri Shardana in Egitto?

In questo caso, gli Shardana sarebbero precedentemente venuti in Sardegna dall’Oriente, assieme agli dei.

Nei nuraghi e nelle tombe dei giganti non ci sono più incisioni del dio toro.
Dove sono le dee madri al tempo dei nuraghi, le spirali e i simboli della dea?
Quella nuragica era società meno artistica rispetto a quella dell’età del rame?
Dai vasi si direbbe di si.
Più spartana, come per le attitudini alla guerra.

Alcune domus de Janas prenuragiche hanno la stele identica a quella delle tombe dei giganti nuragiche.
Alcune domus (Montessu) hanno l’esedra, simile a quella delle tomba dei giganti.

Sono prove sufficienti per dire che sono le stesse genti?

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Sos Furrighesos, Anela (SS) Fonte: Neroargento

Fra diecimila anni, con tutte le statue della Madonna, diranno che anche noi adoravamo la dea madre Maria?

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Senorbì, idolo raffigurante la Dea Madre (cultura Ozieri) (fonte: Wikipedia)

Oppure tutto è rimasto uguale, ma è cambiato solo il sesso del dio padre-dea madre, generatrice virginale di se stessa, del mondo e del figlio, dio-sole/dio-toro.
Mama, fiza e isposa de su Segnore.

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Interno di una Domu de Janas

Paolo Valente Poddighe (Atlantide Sardegna, Isola dei Faraoni – “Storia, non mito”, Stampacolor, 2006) ha studiato per primo la corrispondenza Atlantide = Sardegna.

Ha pubblicato successivamente a Frau il libro ed è stato scippato della fama.

Osiride, spiega Poddighe, aveva portato l’agricoltura in Egitto.
Osiride, ovvero SRD togliendo le vocali, continua il ragionamento, veniva da occidente per gli Egizi, secondo Poddighe.
In antichità, almeno.

Affascinante, ma tutto da dimostrare.

Osiride, in seguito, ha smesso di zappare la terra ed ha lasciato il posto a Sant’Isidoro, santo protettore degli agricoltori.

I sardi prenuragici (neolitico e età del rame) non sono stati sufficientemente narrati, forse perché non abbiamo riferimenti storici scritti sul come ci chiamavamo in quel periodo.

Identifichiamo i “Nuragici” e gli “Shardana” con un periodo definito.
Nuragici, li abbiamo chiamati noi in epoca contemporanea.
Shardana, li hanno chiamati al loro tempo egiziani, ittiti e micenei.

Le genti prenuragiche sarde non hanno un nome.

A meno che non li chiamiamo “Ozieresi”, (quelli della cultura di Ozieri), “Monteclari”, ma sono solo riferimenti temporali degli archeologi.

Esisteva solo il nome delle singole tribù e non quello degli abitanti di tutta l’isola?

O forse Shardana/Sardana/Serdanu è sempre stato il nostro nome?

Eravamo già Shardana anche al tempo prenuragico, oppure a quel tempo Shardana era il nome di una tribù?

Shardana era un capo tribù che diede il nome alla tribù?
Per Melis il nome deriva da Sargon (2270 a.C. circa), il re accadico che conquistò e navigò il mondo conosciuto di allora.

Forse gli altri però un nome ce lo assegnarono, già dal neolitico, per identificarci.
Il nome del popolo esiste nel momento in cui ti confronti con altri.

Come avrebbero potuto identificarci le altre popolazioni del neolitico?

“Quelli della grande isola in mezzo al grande mare” (come fecero gli egiziani); oppure come “Quelli della pietra nera” o “della pietra corvina”, “o della pietra del tuono”; oppure “Quelli del dio toro”, forse quest’ultimo troppo generico, erano tante le popolazioni adoratrici del dio toro.

Se anche noi ci identificavamo con un unico nome, magari dato da altri, significa che avevamo coscienza “nazionale” (tra virgolette), nel senso di popolo abitante l’isola.

L’ossidiana ci ha fatto diventare il popolo più ricco della preistoria?
Metalli non ce n’erano e per tagliare carni, pelli, alimenti, occorreva comprare l’unico materiale tagliente.

Quanti carri partivano dal Monte Arci per arrivare al porto di Tharros, da cui partivano navi cariche di pietra nera? Seguendo le correnti e navigando costa costa, veleggiavano lungo la Corsica, per passare alla vicina Toscana, Liguria, Francia e Catalogna.

Altre navi andavano direttamente verso occidente per raggiungere le Baleari e la Spagna. Altre andavano in Africa.

Quante ricchezze accumulate? Le navi tornavano cariche di ambra, pelli, alimenti, semenze di prodotti sconosciuti, pietre preziose.

L’oro di Tharros è stato derubato troppe volte nella storia, dai romani fino ai savoia e da qualche furbo archeologo nell”800, che vendette circa 1000 oggetti d’oro al museo inglese.

Le ricchezze e le conoscenze prenuragiche crearono le basi per l’epoca nuragica.

Nella Catalogna esiste la regione chiamata Cerdanya, in Corsica Sartene.

Per Ugas (Shardana e Sardegna. I popoli del mare, gli alleati del Nordafrica e la fine dei Grandi Regni, Edizioni della Torre) abbiamo Sartan (Giordano), Sardanas  (Tiro), Sardés (Lemno), Sardessos,
Sardenos Sardemisio (Anatolia), Serdica (attuale Sofia in Bulgaria).

I toponimi simili a Tharros/Tirso sono tantissimi e vanno dai Tursha (Etruschi) a Tiro.

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Fonte: Pittau

Prima statuaria occidentale, prima scrittura occidentale, primi nella vinificazione e nell’agricoltura (tutto fino a dimostrazione contraria).

L’agricoltura esiste da quando Adamo gettò il torsolo della mela in terra, cioè da sempre.

L’agricoltura organizzata nasce in oriente, con l’organizzazione in città e, ci dissero dai libri di scuola, fu una rivoluzione fatta dai Sumeri.

Göbekli Tepe, una città in Turchia, è molto più antica (9.500 a.C.), si consumavano cibi agricoli.

La città stanziale non può affidarsi alla caccia e alla raccolta dei cibi del bosco, ha bisogno di organizzazione e di agricoltura/pastorizia.

Quando un territorio non riusciva a dare sussistenza alla accresciuta popolazione, una generazione, in primavera, veniva “invitata” ad andarsene ed a creare una colonia altrove.

Partiva per nuove terre da scoprire.
Tornava per commerciare con la madre terra.
Causando misturo di lingue, genti, geni, dei, tecnologie e tante battaglie.

Scriveva la Deledda che siamo Fenici, Cartaginesi, Romani… ecc.

I sardi hanno avuto tante dominazioni politiche e culturali, ma il DNA è rimasto lo stesso rispetto a quello del neolitico. Le dominazioni non hanno influito tanto nel DNA.

L’ultimo ritrovamento del dna di 13 individui sardi vissuti in Spagna tra 7500 e 3500 anni fa, sta lì in alcuni villaggi al nord e al sud della Iberia.

Ne dà notizia Sardinia post.

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Fonte: https://www.pnas.org/content/115/13/3428

I sardi portarono la rivoluzione neolitica, cioè l’agricoltura, in Iberia (ndr, sempre fino a prova contraria).

Questo individuo è datato direttamente a 7.245-7.024 y Cal BP e rappresenta il primo genoma di un individuo della cultura delle vasellame di Almagra del Neolitico, i primi agricoltori del sud della penisola iberica“.

[…]

Analizzando la variazione genetica all’interno dell’Iberia preistorica, non troviamo uno schema di stratificazione geografica tra le popolazioni iberiche del nord e del sud; invece, osserviamo la stratificazione direttamente associata alla cronologia. Tre cluster sono identificati tra gli agricoltori iberici sulla PCA. Il primo gruppo comprende i primi ereolitici del Neolitico che rientra nella moderna variazione genomica sarda che mostra la più alta affinità con i sardi tra tutti i primi agricoltori europei.”

[…]

I migranti della rotta mediterranea mostrano una forte connessione con gli isolati della popolazione moderna nell’Europa sudoccidentale.
I sardi moderni, si suggerisce che siano i discendenti relativamente diretti dei primi individui neolitici, e i baschi moderni tracciano anche un’alta percentuale della loro discendenza verso i primi agricoltori del Mediterraneo con solo pochi additivi aggiunti dal Neolitico
“.

Pacificamente i sardi, marra oii e marra cras, si integrarono con gli abitanti del posto, portarono nuove conoscenze e altre ne appresero.

Non cercavano ancora metalli, dovevano ancora essere scoperti e di rame era piena la Sardegna.
Più avanti troveranno stagno.

Tornarono in madre patria (Norace?) per commerciare e condividere le nuove tecnologie e mescolare le lingue.

 

Copertina: Fonte

2 risposte a "Gli antichi Sardi nella penisola Iberica e la rivoluzione neolitica."

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  1. L’import/export dei sardi risale almeno a metà del mesolitico, come dimostrato dallo studio della tudorella sulcata (avvenivano regolari sbarchi di merci nell’attuale costa azzurra in Francia e nella costa più vicina dell’Algeria). Cioè duemila anni prima dell’export di ossidiana

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